giovedì 13 dicembre 2012

Caro padrone, un ventricolo per annaspare tra i segreti di altri lanternini me lo potresti lasciare, e magari un atrio per farli entrare. 
Caro padrone, di psicodiscorsi ne abbiamo masticati tanti, ed il gioco della corda l'abbiamo fatto co
n quella tendinea: la mia. In tutta FRENesia.
Caro padrone, ho due idrometeore gonfie d'eyeliner incastonate nella testa, e la luminanza l'hai sciolta tu in un timido fluido alchemico.
Caro padrone, un grido gli alveoli lo spugnano ancora: se non un salario, un salasso lo pretendo, insieme a qualche giorno di ferie da questo tuo sadico gioco anatomico!

domenica 28 ottobre 2012


Urlai a dio una croce
e rise che sul corpo avrei tenuto ogni scheggia del mio dolore
sul viso ogni goccia d'errore 
gelata dal sussurro che non c'è un bel modo d'esser cattivi, ma molti malvagi per esser buonisti. 
Urlai a dio una croce 
e soffiò dal recinto dei denti 
che ogni finto realismo l'avrei trovato
nelle finestre della gente a colazione
fra la s-pensieratezza e la delusione.
Urlai a dio una croce
ed essa sbracciò in due rette
una della mia bocca
l'altra della tua.
A sovrapporle inizia il martirio.
Urlai a dio una croce 
e dal tuo odore scaturì una melmosa passione.
Che morì veloce.

domenica 9 settembre 2012

Dottrina di un abbeveratoio
liquido di desideri 
che si mescolano in un'eco lacrimosa.
Chi fluttua dovrebbe occuparsi della mia testa
che trabocca a mezz'aria
sorpresasi a stabilire
che posto debbano avere le droghe nei miei occhi.
Da annusare intensamente.
Tempestoso il mio passo 
per chi non ha ancora accarezzato 
i chiodi che mi affiggono a sovveniri plumbei.
Nero il cerchio
fredda la bile
sfibrata la voce
solerte l'inchiostro.
Il vento suona le mie costole
in percussioni d'ossa.
[Valérie Coquéricots]

martedì 28 agosto 2012

Centrifughe del novecento. Leggo "Carolina ore 10" su di un post-it, un quadratino di carta studiato e realizzato per esser perso, o perchè tu perda il ricordo del motivo per cui lo hai scritto. Penso al cameriere di un locale di vinili troppo giovani, il cameriere che ha esclamato "centrifughe del novecento"! tritando pezzetti di frutta sanguinanti pesticidi. E se potessimo centrifugare tutta la nostra agendevolezza? Se potessi centrifugare non il post-it, bensì "Carolina ore 10", e coriandolizzare tutti questi impegnucoli umani, troppo umani? Centrifughe del novecento. Come il tuo sorriso, che contrifuga i tuoi occhi in due fessurine, piccole come le asole della mia camicetta, sciogliendo i nodi del mondo. Vorrei centrifugarmi via da quella colla insulsa che è la gente. Per guardarti in santa guerra. 
Valérie Coquéricots

lunedì 20 agosto 2012

E' stato un futuro remoto
quando Leontina i libri li leggeva al contrario
quando tra le dita c'erano ragnatele e possesso arbitrario
quando leccava i francobolli e non il destinatario.
Quando si perdeva in more
e fra i cespugli non crescevano che memorie.
Quando aprendo gli scatoloni capì che sul suo spazzolino i denti non li avrebbe mai messi
se non prima di lavare annessi e connessi
e di cucinare compromessi. 
Quando la sveglia suonava sulla sua tristezza
ed il piede sbagliato sul tappeto la intorpidiva con accortezza.
Quando le caramelle le mangiava sulle scalinate
ora impazzisce alle loro serate
altro che Cani che ululano di mode e di cazzate!
Quando le lenzuola non assorbivano che il suo respiro regolare
quando bellezza era qualcosa su cui scrivere e creare
e non bastava far di tutto per farsi guardare:
l'odio te lo dovevi guadagnare.
Ora non è tempo per capire sin dove arriva il violino sulla tua schiena
basta coglierti e sbucciarti, oh Leontina, quando sei matura appena. 
[Valérie Coquéricots]

lunedì 16 luglio 2012

Moi, moi, et puis...le Monde. E' la bellezza a gravare sul cosmo o viceversa? Ha forse lo stesso peso di un passato sempre affacciato alle nostre azioni, o quello di un'espressione addolorata al funerale di uno sconosciuto? Credo che la gente finisca per parlare troppo a causa della disperata ricerca di compensazione: riversa all'esterno pensieri e discorsi prima ancora di averli compresi, in un processo paragonabile all'assurdità di emettere respiri troppo ampi, soffocando per riempire un'atmosfera già satura. C'è dello straordinario nello sfrenato bisogno di bilanciarsi ad ogni livello del proprio essere: quello della coscienza, dell'intelletto, delle viscere...Una soddisfazione personale = una moneta alla zingara che brontola chiedendo elemosina all'uscita del supermercato. Si compensa il peso di una busta piena di superfluo appena acquistato con l'uscita di qualche spicciolo dal portafogli. Un colpo alla botte ed uno al cerchio, oppure uno all'egoismo ed uno alla bontà di plastica? Come risposta, non so come, mi sovviene "L'origine du monde'' di Courbet - e per questo una bella risata. 
[Valérie Coquéricots
Ph: R. Mapplethorp]

lunedì 9 luglio 2012

Accelero e sorpasso quel ''buongiorno'' che mi soffia verso un'altra giornata fatta di ''buon'', fatta di niente. Come siete bravi a parlare del nulla, come siete bravi a distrarmi dal silenzio, a incastrarmi in conversazioni che mi rinfaccerete di aver avuto, a farmi vostra come il vostro fegato, una defecazione della vostra superbia. Accelero quando vedo che le mie angosce non trovano casa, e voi mi offrite sempre una bettola a buon prezzo: la tappezzeria l'hanno scelta le malelingue, già arredata con tutti i ''pazza'', ''isterica'', ''instabile'' ecc Sono tutt'altro che mobili, questi, sono il precipitato di quando precipiterò nella tendina della doccia, nell'etichetta del sapone che mi attaccherò sul petto, così potrete dire che sono sempre pulita e mai impunita. Accelero. Cos'è quello, un muro? vado a vedere. E diranno che proprio non l'ho visto. ''Così giovane'', diranno, ''forza laboro sprecata''!
[Valérie Coquéricots]